Scritto il 30 agosto
Oggi una mia cara amica mi ha inviato un messaggio di auguri per Santa Rosa.
In effetti è sempre rimasta un po' di confusione su quando festeggiare questa santa visto che per secoli e precisamente dal 28 luglio 1727 fino al 1970 il giorno a lei dedicato nel calendario è stato il 30 agosto. Mi è venuta la curiosità di fare un po' di ricerche in rete. Vi va di seguirmi nel percorso che ho fatto? Vi dico subito che qui ho semplicemete riportato le informazioni che ho trovato in rete. Intanto, perchè in fondo questo è anche il mio diario di appunti. Quindi, qui ho preso appunti su un argomento che non conoscevo e che mi interessava. Non voglio affatto spacciarmi per una storica, ma solo condividere in un unico luogo le informazioni trovate in rete. Che è già un vantaggio per chi legge.
Santa Rosa, (1586-1617) beatificata nel 1668 da papa Clemente IX, canonizzata nel 1671 da papa Clemente X, è stata la prima dei santi americani ed è la patrona del Perù, del Nuovo Mondo e delle Filippine. fu canonizzata nel 1671 da papa Clemente X. È anche patrona dei giardinieri (chi sa forse è per questo che mi piace zappettare nel microgiardino) e non è tutto, nel fare questa ricerca scopro che nel cambio definitivo di nome ella prende il nome di “Rosa de Santa María “
E allora ditelo!!! Ma pensa tu, due nomi su due, ho fatto ambo.. o tombola?!?
Battezzata con il nome di Isabella fu sin da giovanissima suo dediderio chiamarsi Rosa. Rivolgendosi alla madre , infatti, ella annunciò: “Madre mía, de aquí en adelante no hay sino llamarme Rosa de Santa María”
Ancora oggi in Perù Santa Rosa viene festeggiata il 30 agosto. Quel giorno è festa nazionale.
Il quadro più bello fra quelli che ho trovato, la dipinge con una corona di rose, che pare fosse immancabile sul suo capo.
Ancora oggi in Perù Santa Rosa viene festeggiata il 30 agosto. Quel giorno è festa nazionale.
Il quadro più bello fra quelli che ho trovato, la dipinge con una corona di rose, che pare fosse immancabile sul suo capo.
"Retrato auténtico, Angelino Medoro (Monasterio de Santa Rosa)"
fonte: http://www.arzobispadodelima.org/starosa/biografia.htm
Venendo alla Santarosa, il dolce, questa volta, leggendo ancora ho scoperto un una certo piacere che quelle che ora noi chiamiamo sfogliatelle o aragostine derivano da un dolce che venne inventato dalle monache del Convento di Santa Rosa. Potete immaginare perchè vi dico che l'ho scoperto con un certo piacere. D'ora in avanti il 23 di agosto santarose a chili !!! Pensate quanti 23 agosto mi sono già persa senza aragostine e sfogliatelle. Riuscirò mai a rifarmi??? E pensate un po' che si farciscono con le amarene sotto spirito. Quando era bambina a casa mia tutti gli anni queste ultime si preparavano con la ricetta di mia nonna. Un anno non riuscivamo a trovare la materia prima, ma poi con un colpo di fortuna, trovammo un contadino che ci fece raccogliere i frutti direttamente dall'albero. Insomma, quante cose che in qualche modo si intersecano con la mia vita e i miei ricordi sono venute fuori da un messaggio di auguri in primis, e dalla mia ricerca poi.
E ora iniziamo con le informazioni
fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Sfogliatella
La sfogliatella (o aragostina) è un dolce tipico della pasticceria campana. La sfogliatella può essere riccia, se preparata con pasta sfoglia, oppure frolla, se preparata con la frolla.
La sfogliatella (o aragostina) è un dolce tipico della pasticceria campana. La sfogliatella può essere riccia, se preparata con pasta sfoglia, oppure frolla, se preparata con la frolla.
La sfogliatella nasce nel XVII secolo nel conservatorio di Santa Rosa da Lima, che si trova a Conca dei Marini, sulla Costiera Amalfitana, in provincia di Salerno. La sfogliatella nasce quasi per caso: un giorno era avanzata nella cucina del convento un po' di pasta di semola, ma la suora addetta alla cucina, invece di buttarla, aggiunse un po' di frutta secca, zucchero e limoncello, ottenendo così un ripieno. Utilizzò allora un cappuccio di pasta sfoglia per ricoprire il ripieno e ripose tutto nel forno ben caldo. Il dolce riscosse molto successo tra le suore e gli abitanti delle zone vicine al convento e prese il nome di santarosa in onore della santa a cui era dedicato il convento. Nel 1818 un oste napoletano, Pasquale Pintauro, entrò in possesso (in che modo non si sa) della ricetta segreta della santarosa, modificando leggermente la ricetta e introducendo la variante riccia-sfoglia inventò la sfogliatella. La pasticceria di Pasquale Pintauro (nonostante abbia cambiato gestione) si trova oggi come 200 anni fa in via Toledo a Napoli.
I campani amano mangiare la sfogliatella rigorosamente calda, appena sfornata: il sapore, se confrontato con quello di una sfogliatella fredda, è incomparabilmente migliore.
Esistono, oltre alla sfogliatella riccia e frolla, due varianti del dolce campano: la santarosa, da cui è nata poi la sfogliatella, e la coda d'aragosta (a Salerno conosciuta come Apollino), una variante della sfogliatella riccia, molto più grande ed allungata e ripiena di panna montata, crema cioccolato, crema chantilly o marmellata.
Il convento di Santa Rosa
fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Conservatorio_di_Santa_Rosa_da_Lima
In questo luogo di serenità claustrale nacque la famosa sfogliatella "Santarosa". Le monache non capirono subito la straordinaria invenzione dolciaria che avevano fatto e che sarebbe diventata tipica della tradizione napoletana. Immediatamente la sua bontà fu apprezzata e le suore, visto il successo, le diedero il nome della loro protettrice.
altre informazioni:
fonte:http://www.sito.regione.campania.it/agricoltura/Tipici/tradizionali/sfogliatella.htm
Circa 400 anni fa una monaca convento di clausura di Santa Rosa a Conca dei Marini, in provincia di Salerno, preparando il biancomangiare, un dolce composto da semola cotta nel latte, sbagliò le dosi e decise di sperimentare una nuova creazione: aggiunse all’impasto alcune gocce di limoncello, dei pezzi di susine, albicocche e pere disseccate. Pose, poi, il composto fra due “pettole” cioè pezzi di pasta di pane insaporita con mezzo bicchiere di vino, strutto e dello zucchero e alla fine pose la “grandissima sfogliata” nel forno molto caldo ed attese che si indorasse. La Badessa apprezzò molto la nuova ricetta e dispose che il dolce fosse intitolato alla santa fondatrice dell’ordine, Santa Rosa, e che fosse preparato ogni 30 agosto in occasione della festa della santa. La Santa Rosa si componeva, dunque, di molteplici e sottili sfoglie sovrapposte, era confezionato a forma di conchiglia o cappuccio, e arricchito da un cordone di crema e di marmellata di amarena. La dolce ricetta trapelò dal convento intorno al 1800 e, con alcune variazioni, come, ad esempio, un ridimensionamento della forma, la sostituzione dei frutti secchi con i canditi e l’eliminazione della crema pasticciera, divenne la specialità di un osteria del cuore della città e prese il nome di sfogliatella. Da allora l’osteria che aveva trasformato la Santa Rosa in sfogliatella si trasformò lei stessa in un laboratorio dolciario specializzato in sfogliatelle e la ricetta del dolce si diffuse in tutte le pasticcerie della la città, sia nella sua variante riccia che in quella frolla. Oggi nella città di Napoli
la sfogliatella viene continuamente sfornata ed offerta ai passanti calda, fragrante e profumata di acqua di fiori d'arancio e di zucchero a velo, ed è così famosa da essere entrata nel lessico partenopeo, in un detto che la dice lunga sulla considerazione in cui è tenuta dalla città: “Napule tre cose tene belle: ‘o mare, ‘o Vesuvio, e ‘e sfugliatelle”.
English version
About 400 years ago a nun from the hermitage of Santa Rosa at Conca dei Marini, near Salerno, while she was preparing a cake called “biancomangiare”, made a mistake with the dosage and decided to experiment with a new creation. She added a few drops of limoncello, pieces of dried plums, apricots and pears. She put the mix in two “pettole”, pieces of bread dough enriched with wine, lard and sugar and then put the “grandissima sfogliata” in a very warm oven. The Abess was very happy with the new recipe and decided to dedicate it to Santa Rosa, founder of the order and prepare it every year on the 30th of August, the Saint’s religious celebration day. “Santa Rosa” was made of many thin overlapping layers, in the shape of a hood with a strip of cream. In the 19th century the recipe came out of the monastery, with some variations: it was reduced in size, dried fruit was substituted with candied fruit and the cream with ricotta. It became the specialty of a tavern in the center of the city and called sfogliatella. The tavern became a specialized laboratory and the recipe spread all around the city in its two variations: riccia and frolla. Today in Naples sfogliatella is made daily and offered while it’s still warm, fragrant and smells of orange flowers and icing sugar. It’s so famous that it has become part of a popular saying “Napule tre cose tene belle: ‘o mare, ‘o Vesuvio, e ‘e sfugliatelle” (Naples has three beautiful things: sea, Vesuvio and the sfogliatella).
e qui:
e qui:
fonte: http://www.sito.regione.campania.it/agricoltura/Tipici/tradizionali/sfogliatella-santarosa.htm
La Santa Rosa fu inventata nel ‘600 nell’omonimo convento di Conca dei Marini, in provincia di Salerno e, mentre a Napoli si è trasformata nella ricetta della sfogliatella riccia, a Salerno e nelle zone della Costiera Amalfitana si è perfezionata sulla base della ricetta tradizionale. La base del ripieno era inizialmente costituita da semola, latte, zucchero e frutta secca rigenerata nel rosolio; la crema ottenuta veniva adagiata su una “pettola”, cioè una sfoglia ricavata spianando una piccola quantità di impasto per la preparazione del pane al quale erano stati aggiunti sugna, zucchero e un po’ di vino, fino a ricavarne una friabile pasta frolla, una seconda “pettola” delle stesse dimensioni della prima serviva a ricoprire la crema di semola. Al dolce fu data la caratteristica forma del cappuccio monacale per essere, poi, adagiato nel forno caldo. Il dolce fu chiamato “Santa Rosa” in onore della santa alla quale era intitolato il monastero. Ne furono prodotte altre per le famiglie di Conca e quelle benefattrici degli altri centri costieri. Questa usanza fu ripetuta ogni anno il 30 agosto, giorno di Santa Rosa. A Conca dei Marini continua a tenersi annualmente una sagra dedicata a questa sfogliatella con la distribuzione di migliaia di questi dolci prodotti da pasticcerie locali. Oggi il ripieno è formato da semolino, ricotta, canditi, uova, aroma di cannella e zucchero; la sfoglia esterna, composta di farina, sale ed acqua lavorati a lungo per ottenere la giusta consistenza, si presenta riccia e guarnita con crema pasticciera e amarene sciroppate.
The Santa Rosa was invented in the monastery from which it’s named in Conca dei Marini, near Salerno, and while in Naples it developed into sfogliatella riccia, in Salerno it was perfected according to the traditional recipe. The filling was initially made of middling, milk, sugar and dried fruit regenerated in rosolio; the cream was spread on a “pettola”, a friable pastry made of a small part of bread dough mixed with suet, sugar and a bit of wine and covered with another “pettola” of the same size. The cake had the classic hood shape and was put in the oven. The name Santa Rosa was given to glorify the saint to which the monastery was dedicated. Others were made for the families in Conca and benefactors on the coast. The tradition was repeated every 30th of August, the day that celebrates Santa Rosa. A popular festival in Conca dei Marini still celebrates this kind of sfogliatella distributing thousands of these cakes made in local workshops to the people during the festivity. The filling is now made of semolina, ricotta, candied fruit, eggs, cinnamon and sugar; the outside “curly“ pastry is made of flour, salt and water, kneaded for a long time until it reaches the right consistency. It is dressed with cream and "brandy black cherries*".
*ho corretto la traduzione che era sbagliata
Potete anche confrontare con quanto scrive Teresa Gennarino sul dolce:
Fonte: http://gennarino.org/forum/viewtopic.php?f=9&t=11233
Innanzitutto, un'annotazione: nacque nelle cucine del Convento di Santa Rosa, aConca dei Marini, un paesino della costiera amalfitana tra amalfi e Positano. la prima versione, era estremamente piu' povera della rivisitazione della sfogliatella conosciuta oggi sotto il nome di "santa rosa":
Fonte: http://gennarino.org/forum/viewtopic.php?f=9&t=11233
Innanzitutto, un'annotazione: nacque nelle cucine del Convento di Santa Rosa, aConca dei Marini, un paesino della costiera amalfitana tra amalfi e Positano. la prima versione, era estremamente piu' povera della rivisitazione della sfogliatella conosciuta oggi sotto il nome di "santa rosa":
Pare infatti che le monache avessero l'abitudine di distribuire pane ai poveri nelle giornate di festa. Proprio con l’avanzo di un impasto per il pane, venne preparata la prima sfogliatella Santa Rosa, confezionata a forma di conchiglia, che racchiudeva una farcia di crema e pezzetti di frutta che le monache raccoglievano nel loro giardino.
Con il tempo, poi, la ricetta ando' raffinandosi fino a divenire quelle che conosciamo e che appare in foto.
Questa è la ricetta originale della sfogliatella Santa Rosa nel testo ritrovato da Salvatore di Giacomo:
“Prendi il fiore e mettilo sopra il tagliero nella quantità di rotolo mezzo. Mettici un pocorillo d’insogna e faticalo come un facchino. Doppo stendi la tela che n’è riuscita e fanne come se fosse una bella pettola. In mezzo mettici un quarto d’insogna ancora, e spiega a scialle, quattro volte d’estate, sei d’inverno. Tagliane tanti pezzi, passaci il leganturo e dentro mettici crema e cioccolato e se più ti piace ricotta di Castellammare. Se ci metti un odore di vainiglia o pure acqua di fiore e qualche pocorillo di cedro, fa cosa santa. Fatta la sfogliata, lasciala mezza nchiusa da una parte, là dove scorre la crema facci sette occhi con sette amarene o pezzulli di percolata. Manda tutto al forno, fa cuocere lento, mangia caldo e alleccate le dita”.
La svolta fondamentale, nella storia di questo dolce, e' datata 1818, quando cioe' Pasquale Pintauro, titolare di una osteria a via Toledoentrò in possesso della ricetta. Pintauro non si limitò a diffondere la santarosa: la modificò, eliminando la crema pasticciera e l’amarena, e cambiandone leggermente la forma.
E poi ci sono addirittura i versi dedicati : D
Tra Amalfi e Positano,mmiez’e sciure
nce steva nu convent’e clausura.
Madre Clotilde, suora cuciniera
pregava d’a matina fin’a sera;
ma quanno propio lle veneva‘a voglia
priparava doie strat’e pasta sfoglia.
Uno ‘o metteva ncoppa,e l’ato a sotta,
e po’ lle mbuttunava c’a ricotta,
cu ll’ove, c’a vaniglia e ch’e scurzette.
Eh, tutta chesta robba nce mettette!
Stu dolce era na’ cosa favolosa:
o mettetteno nomme santarosa,
o mettetteno nomme santarosa,
e ‘o vennettene a tutte’e cuntadine
ca zappavan’a terra llà vicine.
A gente ne parlava, e chiane chiane
giungett’e’ recchie d’e napulitane.
Pintauro, ca faceva ‘o cantiniere,
p’ammore sujo fernette pasticciere.
A Toledo nascette ‘a sfogliatella:
senz’amarena era chiù bona e bella!
‘E sfogliatelle frolle, o chelle ricce
da Attanasio, Pintauro o Caflisce,
addò t’e magne, fanno arrecrià.
So’ sempe na delizia, na bontà!
So’ sempe na delizia, na bontà!
La sfogliatella può essere riccia o frolla:
So’ doje sore: ‘a riccia e a frolla.
Miez’a strada, fann’a folla.
Chella riccia è chiù sciarmante:
veste d’oro, ed è croccante,
caura, doce e profumata.
L’ata, 'a frolla, è na pupata.
E’ chiù tonna, e chiù modesta,
ma si’ a guarde, è già na festa!
Quann’e ncontre ncopp’o corso
Quann’e ncontre ncopp’o corso
t’e vulesse magnà a muorze.
E sti ssore accussì belle
sai chi so’? So’ ‘e sfugliatelle!
Cara Rosy, innanzitutto buon onomastico, seppur in ritardo. Hai una santa protettrice molto bella, a giudicare dal dipinto, e senza dubbio piena di virtu'. Interessante il parallelo con la sfogliatella; molti dolci del passato hanno origine conventuale. In Portogallo, per esempio, ce ne sono a decine, tutti dolcissimi e pieni di uova. Tempo fa, un amico li' residente, mi regalo' un volume interamente dedicato all'argomento, ma non ho mai avuto il coraggio di preparare nessuna di queste specialita' proprio a causa della loro eccessiva (per i miei gusti) dolcezza.
ReplyDeleteun abbraccio e buona settimana
eugenia
Cara Eugenia,
ReplyDeletegrazie per gli auguri ed il commento dettagliato.
E' vero non è il primo dolce che leggiamo essere stato inventato in un convento. Altro esempio è il legame fra la pasta di mandorle ed il Convento della Martorana.
E anche la pasta di mandorle è certamente un dolce ricco.
Comunque magari una volta all'anno :))- così poi abbiamo tempo per smaltire le calorie - ci potresti proporre i dolci del tuo libro portoghese.
Bacioni
R
Bellissimo post ! e buon onomastico, ciao
ReplyDeleteCiao Stefania,
ReplyDeletesono contenta che ti sia piaciuta la lettura del post.
A presto
R
Ma che bel post!!!
ReplyDeleteTanti cari auguri Rosy, anche se un po' in ritardo.
Un abbraccio
Auguri in ritardo !!! ma accipicchia a vedere ste sfoglie mi sta venedo una grandissima voglia..
ReplyDeleteQuando ero piccola papa' ci portava a vedere la macchina di Santa Rosa a Viterbo...Bellissima manifestazione ma di fronte ala sfogliatella chino il capo !! ;0))
@Germana. Grazzzzzzie!!!!!!!!!
ReplyDelete@ Ale grazie degli auguri. Belle Viterbo, vero? Io la macchina di Santa Rosa l'ho vista solo in TV. Che fatica deve essere portarla!!!
Per quanto riguarda le santarose, dovrò imparare a farle. Mi devo mettere a studiare. Con studio e applicazione chi sa che non ci riesca per il prossimo 23 o 30 agosto:) o per tutte ed due le date. Ih,ih.
TVB
Eccotiiii.... ti ho ritrovata!!! E si che sei anche nella mia blogroll, ma non riuscivo piu' a scovarti!!!!
ReplyDeleteSenti ma.... ste sfogliatelle!!! Mamma mia, ne ho mangiata una quando sono stata a napoli in primavera.... PARADISIACA!!!! La mattina x colazione e' stato un ottimo inizio di giornata! Ma come si fanno tutte quelle sfoglie??? E' complicatissimo, perche' tu dai un morso e ti trovi sta sfoglina che si srotola come fosse un gomitolo....slurposissimaaaaa!!!!
Che faaaame!
Un abbraccio
Paola
Paola, il mio prossimo passo è proprio scoprire come si fanno.
ReplyDeleteCerto, quella riccia è più complicata perchè la pasta deve essere tirata sottilissima e inframezzata da grasso (strutto), stesso principio della foglia, magari intanto parto con la frolla...poi vediamo.
Un abbraccio forte forte e grazie sia per avermi ritrovato che per essere passata.
Ho visto che Tinuk, Naduz, Davide ed altri cari amici collaborano al tuo blog. Vi ho ritrovato, quindi in tanti. Mi rende proprio felice! :)
E io proprio in via Toledo le ho mangiate!!! che buone! :D
ReplyDeleteAntonia
@ Antonia
ReplyDeleteChe dire...posto giusto al momento giusto! :D
Ciao, qualche info in proposito... Santa Rosa da Lima, al secolo Isabel Flores De Oliva ( che non è Santa Rosa da Viterbo, una santa che forse non è mai esistita) pare fosse di una straordinaria bellezza, e soprattutto il colorito della sua pelle e del suo viso le era valso il soprannome di Rosita. aveva grandissimi occhi neri e capelli biondi. Era però incline all'automortificazione e ancora piccolissima prese l'abitudine di tenere in testa, nascosto sotto il velo che portavano allora le fanciulle, una lamina d'argento curvata a cerchio con infissi 33 chiodi: le terribili feriti erano considerate da lei le "rose" che presentava al Signore per la conversione di coloro che non conoscevano Dio. Pefciò l'iconografia la rappresenta con una corona di rose. La sua famiglia apparteneva alla nobiltà spagnola decaduta e poichè in casa non c'erano soldi, la santa, dopo aver preso l'abito da terziaria domenicana - che le permise di vivere in casa e non in convento - contribuiva all'economia della famiglia col ricamo e coltivando, piante, erbe medicinali, fiori e intrecciandoli in composizioni che poi venivano comperate per celebrazioni, matrimoni ecc., Era bravissima nel giardinaggio e nell'armonizzazione dei profumi floreali: inoltre cantava e suonava la violeta (strumento a corde) meravigliosamente. Di lei restano alcune poesie, probabilmente scritte per essere cantate, e disegni, conmposizioni sacre, ma purtroppo è andato perduto il suo diario.
ReplyDeleteMorì a 31 anni consumata dalla mortificazioni fisiche, dal digiuno, dall'assenza di sonno e dalle estasi sacre. La folla, nell'entusiasmo, strappò al corpo esposto per le esequie capelli, vestiti e qualcuno giunse a tagliarle un dito.
La sfogliatella è presumibilmente un dolce allusivo, nella forma, all'organo sessuale femminile, il che potrebbe connettere questo tipo di dolce, effettivamente nato in convento, ai precedenti culti precristiani in onore della dea della fertilità - la Grande Madre- le cui tracce sono ancora molto forti nella religiosità campana.
La stessa immagine della Vergine di Pompei la rappresentava in origine tra San Domenico e Santa Rosa, ma quest'ultima venne modificata in Santa Caterina su ordine di Bartolo Lonfo, fondatore del santuario.
un saluto caro a tutte le rose, marie marie rose del sito,
federica