E’un dolce a cui
tengo molto ed e ho deciso di postare la mia versione. E' una ricetta
che nella mia famiglia evoca fortemente il Natale.
Non è l'unico post sui
purceddhruzzi che partecipa al Contest "Mani in pasta:la tradizione del
Natale" ricette regionali, tipiche di ogni area d’Italia.Vi chiedo di
aver pazienza e leggermi fino in fondo.
Mia nonna, di
mamma piemontese e padre pugliese, nata alla fine dell’800 in Puglia in
provincia di Lecce, dove suo papà era sindaco, aveva acquisito le usanze e le
abitudini culinarie del luogo ed è ancora ricordata come
una cuoca molto esperta.
Nel periodo che
precedeva le feste natalizie iniziava a fare vari tipi di dolci per la
famiglia, e le famiglie, come sappiamo,
una volta erano numerose. Pian piano le credenze di inizio secolo che erano nel suo salotto si riempivano completamente di cose buone. Fra i tanti dolci natalizi oltre alle
cartellate, sia con il miele che con il vincotto pugliese; alle castagnelle; ai
fichi secchi ripieni di mandorla e cacao in polvere, al croccante di mandorle; non
mancavano mai i purceddhruzzi. Era l'unico dolce che lei chiamava in dialetto e
io adoravo sentirglielo pronunciare e le chiedevo di ripetere quel nome per
impararne la pronuncia corretta.
Nella sua età anziana i ruoli si erano invertiti in famiglia, passata la mano alle figlie, lei e io facevamo da assistenti. E così, tre generazioni si riunivano in cucina, facevano una sorta di catena di montaggio ed invadevano di allegria, di profumo e di vassoi pieni di golosità la casa.
L' usanza di conservare nelle credenze, possibilmente addirittura sottochiave, per evitare che certi bimbi birichini attentassero alle scorte in modo irrimediabile, la ricorderanno in molti. Mi è sembrato molto appropriato che dolci simili ai purceddhuzzi siano chiamati sannachiudere a Taranto!!!
Particolarità
Si dice che il nome purceddhruzzi derivi dal fatto che la loro forma assomiglia a quella di piccoli porcellini.
L'impasto
salentino è originariamente un impasto povero e non prevede né le uova né alcun
grasso animale e men che meno il lievito in polvere, che è stato brevettato
solo all’inizio del ‘900, mentre questo dolce è ben più antico. Anche per la
cottura viene utilizzato l’olio extravergine di oliva.
Come è noto, all'epoca si utilizzavano prevalentemente i prodotti disponibili ed in quantità più abbondanti localmente. Ecco che al sud per gli impasti si usava olio di oliva, e le mandorle che abbondavano grazie al clima favorevole del Tavoliere e poi c'è il miele…che abbiamo detto
è un ingrediente sempre presente nella
Magna Grecia.
Ma la vera particolarità
che non ha uguali nelle altre regioni è che una volta tagliati, vengono poi passati sul retro
di una grattugia dopo essere stati tagliati a tocchetti. Per brevità se ne
possono fare una parte decorati con la grattugia e i restanti semplici. In tal caso avendo tempi di cottura diversi, vanno cotti separatamente.
Origine
E’ più che
probabile che le origini del dolce affondino le loro radici nell'antica Grecia,
l’uso del miele e di spezie è notoriamente riferibile a quella nazione e un
dolce analogo dal nome Loukoumades viene tutt'oggi preparato in Grecia, ma che
differisce molto nella consistenza dell’impasto che è più morbida e nel metodo
di cottura che è quello usato per le castagnole.
In effetti,
questi dolci vengono preparati in modo simile, ma non uguale in varie regioni
del centro-sud d'Italia, ed è verosimile che in Italia, la ricetta di
questo dolce, nel tempo si siano diffusa in regioni limitrofe, dove è stata riadattata ottenendo delle varianti ed arrivando fino a Roma per via del'emigrazione di marchigiani e
abruzzesi soprattutto, questo dolce è ormai conosciuto e tradizionale.
Molte ricette pugliesi richiedono che l'olio dell'impasto venga scaldato leggermente e che venga messo in infusione della buccia di mandarino per "carpirne" il profumo.
Pur avendo una matrice comune, cambiando regione il dolce prende di volta
in volta nomi diversi: struf(f)oli in Campania – che però si preparano a
Carnevale, Cicerchiata nelle Marche dove appare l'anice. Ed esiste anche una versione lucana.
Strumenti:
mani in pasta,
bilancia,
dosatore,
tavola di legno,
coltello,
grattugia.
Ingredienti
per un dolce per 16 persone:
1 kg. di farina bianca,
200 ml = un bicchiere non troppo grande di olio
extra vergine d’oliva,
1/2 l di vino bianco secco per impastare,
un pizzico di sale,
800 g. di miele per la copertura,
3-4 cucchiai di acqua,
cannella in polvere,
100 g di mandorle pelate,
100 g. di cioccolato fondente a pezzetti,
monpariglia q.b.
pezzetti di arancio candito (facoltativo).
E’ un’impasto che rende tantissimo e quindi le dosi sotto riportate sono per un dolce molto grande o per quattro dolci più piccoli, magari da donare.
Creare con la farina la classica forma a
fontana, aggiungere sale, olio e un po' per volta il vino ed impastare fino ad
ottenere una pasta ben lavorata, liscia e non troppo morbida, ma ben sostenuta. Dividere l'impasto in più parti e tenere coperte le parti non
ancora utilizzate per evitare che si asciughino.
Iniziare a fare dei bastoncini un po’ più
sottili di un dito, senza infarinare la tavola in legno, perché la pasta per
modellarsi deve fare presa sulla tavola. Il segreto è nella delicatezza con la quale si
fa rotolare l’impasto.
Tagliare ad intervalli regolari tanti
tocchetti. Si può prendere come misura la larghezza del proprio polpastrello. Passare
i tocchetti sul retro di una grattugia premendo delicatamente. Mettere ad
asciugare un po’ in modo che in frittura non assorbano troppo olio.
Procedere con la frittura in olio caldo.
Talvolta io mi distacco un po' dalla
tradizione, perché per ottenere un fritto meno "saporito" metto
metà olio extra vergine d’oliva e metà olio di semi di arachidi che ha un ottimo punto di fumo. E' importante cambiare l'olio se se ne fanno una generosa quantità. Mettere a scolare su carta
assorbente su diversi vassoi.
Finito il lavoro di frittura riscaldare il
miele a fuoco bassissimo, solo se è necessario renderlo più fluido si può aggiungere
qualche cucchiaio di acqua, uno alla volta e amalgamando bene, decidendo poi se è necessario il successivo.
Spegnere il fuoco, versare i purceddhuzzi
nel miele (possibilmente scegliete
miele italiano). Aggiungere le mandorle, la cannella e, se previsti, i canditi.
Attendere che il dolce sia quasi freddo prima di decorare con monpariglia e
cioccolato. Non metterli prima perché si scioglierebbero.
farina a fontana
farina e olio
iniziare a impastare farina e olio
si continua a raccogliere la farina
si aggiunge pian piano il vino
si lavora l'impasto
si gira, si apre e si lavora ancora
farina e olio
iniziare a impastare farina e olio
si continua a raccogliere la farina
si aggiunge pian piano il vino
si lavora l'impasto
si gira, si apre e si lavora ancora
è pronto quando è così liscio
tocchetti passati alla grattugia
vi risparmio la frittura in padella che la sapete fare tutti :)) e mi si cuoce l'obiettivo
et voilà
Con questo post Rosemarie & Thyme partecipa al Contest del Molino Chiavazza Mani in Pasta
La Tradizione del Natale 2011
vi risparmio la frittura in padella che la sapete fare tutti :)) e mi si cuoce l'obiettivo
et voilà
Con questo post Rosemarie & Thyme partecipa al Contest del Molino Chiavazza Mani in Pasta
La Tradizione del Natale 2011
Ah sì, scusate vi ho lasciato in sospeso con la domanda ma perché takeaway.
Ecco, guardate bene questa versione artistica con tutti i condimenti possibili e immaginabili, codette, confettini argentati, piccoli pezzetti di frutta candita, la mandorle con la pelle che sono buonissime anche così, la cioccolata ma...soprattutto i minitarallini fatti a mano dalla mia mamma, che ogni Natale si preoccupa che io non ce la faccia a preparare i purceddhruzzi e allora... arrivano i nostri con i rinforzi :)))
E questi sì che sono preparati con amore e per amore!!! ;)
Io ho origini pugliesi e ricordo che da bambina guardavo mia nonna preparare i "prcidd", cosi' si chiamano nel barese, credo si tratti di qualcosa di molto simile...sono buonissimi! e tu hai spiegato davvero bene come prepararli :) passa a trovarmi quando vuoi
ReplyDeleteErika