Che dire?
Ricetta della tradizione toscana, e una pasta mai fatta a mano (da me, dico). Una sfida davvero interessante. Amo la tradizione o meglio la riscoperta della cucina tradizionale casalinga, amo imparare a fare in casa tutte quelle cose che devono essere tramandate per poter rimanere nella nostra cultura, cito Patty perché è inutile parafrasare il concetto che lei ha già espresso così bene:" mi emoziona sempre tirare i pici: ripetere un gesto del tutto simile a quello eseguito da milioni di donne prima di me, millenni fa" . Non posso non sottolineare quanto sono grata che l'avvento di internet, dei blog di cucina, ci permetta di imparare, scambiare informazioni, arricchirci culturalmente anche mettendoci in contatto con chi ci vuol donare una ricetta, insegnare a farla con spiegazioni precise, dettagliate, curate nei minimi dettagli, "accompagnate" da foto meravigliose che parlano, trasmettono calore, colore, sapore. Il mondo è davvero diventato più vicino, attraverso la rete.
Ricetta della tradizione toscana, e una pasta mai fatta a mano (da me, dico). Una sfida davvero interessante. Amo la tradizione o meglio la riscoperta della cucina tradizionale casalinga, amo imparare a fare in casa tutte quelle cose che devono essere tramandate per poter rimanere nella nostra cultura, cito Patty perché è inutile parafrasare il concetto che lei ha già espresso così bene:" mi emoziona sempre tirare i pici: ripetere un gesto del tutto simile a quello eseguito da milioni di donne prima di me, millenni fa" . Non posso non sottolineare quanto sono grata che l'avvento di internet, dei blog di cucina, ci permetta di imparare, scambiare informazioni, arricchirci culturalmente anche mettendoci in contatto con chi ci vuol donare una ricetta, insegnare a farla con spiegazioni precise, dettagliate, curate nei minimi dettagli, "accompagnate" da foto meravigliose che parlano, trasmettono calore, colore, sapore. Il mondo è davvero diventato più vicino, attraverso la rete.
I pici li ho spesso comprati in Toscana, in Maremma per essere precisa al supermercato, però, e sicuramente di fattura industriale. E ora finalmente li ho potuti fare. Tutta un'altra cosa! Grazie Patty. E ora vi racconto come anche questa volta, in extremis ce l'ho fatta. In extremis perché, di sera le foto mi vengono malissimo e di domenica, unico giorno in cui avrei potuto prepararli di mattina e poi fotografarli con la luce naturale, non mi è stato possibile, quindi, all'ultimo momento, dopo settimane di scapocciamenti ho deciso che ormai o facevo morire di fame la famiglia finché non li preparavo all'ora di pranzo o non li avrei mai fatti. Inutile continuare a cercare una soluzione inesistente. E devo dire, che sarà stato per il ragù, non so, ma l'hanno presa meglio di quanto avevo immaginato. E allora ho dato il via alle danze!
Questo sabato sono corsa a casa per poterli fare per pranzo. Avevo letto le risposte di Patty a chi chiedeva se si poteva preparare l'impasto prima, e anche io mi sono avvantaggiata facendo l'impasto venerdì sera e facendo fare il sugo.
Il ragù, infatti, l'ha preparato il webmaster (urrà), che è molto più bravo di me per qualunque sugo.
Certo abbiamo mangiato un po' più tardi del solito, perché filare tutti quei pici per la prima volta non è stato velocissimo (no, nessuno si è offerto di aiutarmi - hanno preferito i morsi della fame al duro lavoro - ma questo è un altro discorso), almeno all'inizio, poi ho preso la mano...ma non so se li ho fatti sufficientemente sottili. Pattiiiiy? Guarda un po' le foto, please e dimmi :) Sta di fatto che i primi erano un po' più grossi perché stavo imparando, e gli ultimi perché avevo paura che Siarhei svenisse dalla fame :))
Ah, dimenticavo, lui, il fanciullo ormai cresciutello, ma che ancora ha tanto da imparare delle nostre tradizioni e i pici non li ha mai sentiti nominare, andava in giro per casa dicendo: no, oggi non mangiamo la pasta a pranzo, vero Rosy? Mangiamo i pici. Ma " che so' sti pici?"( leggere con accento "bielo-romano"). Ah, ah, ah!!!
Ah, dimenticavo, lui, il fanciullo ormai cresciutello, ma che ancora ha tanto da imparare delle nostre tradizioni e i pici non li ha mai sentiti nominare, andava in giro per casa dicendo: no, oggi non mangiamo la pasta a pranzo, vero Rosy? Mangiamo i pici. Ma " che so' sti pici?"( leggere con accento "bielo-romano"). Ah, ah, ah!!!
Ci sono piaciuti moltissimo. Per la loro delicatezza, e disarmante semplicità. Come ha detto Patty, una ricetta "che racconta l'abilità di ricavare grande sapore da poco o niente" come acqua, farina, ed un goccio di olio extravergine d'oliva.
Ah, quasi dimenticavo, l'impasto mi è così piaciuto che l'ho rifatto subito, ma per fare dei maltagliati per la minestra di fagioli.
Un unica nota sulla cottura, appena vengono su son cotti! Questo la Patty l'ha detto. Per me attendere cinque minuti sarebbe stato troppo. Sicuramente la variabile è la farina che si usa. Comunque tenuto conto che tra fine cottura e scolarli passa ancora un po' di tempo, e che se si passano in padella un attimo per condirli al meglio, direi che appena si palesano al bordo d'acqua vanno assaggiati per dcidere se son pronti.
Ed ecco tutti gli appunti di Patty non perdeteveli!
Ed ecco tutti gli appunti di Patty non perdeteveli!
Il condimento tradizionale dei Pici è "l'aglione": sugo di pomodoro generosamente aromatizzato con aglio schiacciato (ancora semplicità). Non dimentichiamo i Pici alle briciole citati sopra, oppure al ragù di Nana (anatra) serviti soprattutto nel periodo di festa.
Io vi regalo i Pici al ragù toscano, un altro inossidabile piatto della nostra provincia.
Ed ora la ricetta:
Per i Pici - 4 persone:
200 gr di farina 00
100 gr di farina di semola rimacinata
2 generosi cucchiai d’olio extra vergine
1 pizzico di sale
acqua – qb –
Nota: La quantità di acqua è variabile dal tipo di farina che userete. In genere per questa quantità di farina un bicchiere o poco meno è sufficiente, ma sta a voi osservare quanta ne incorpora il vostro impasto per essere morbido e malleabile.
La proporzione dell'uso delle 2 farine è sempre 2:1, ovvero due parti di 00 ed una di semola rimacinata che conferisce struttura all'impasto. In questa maniera non avrete bisogno di uova.
Fate la fontana con le due farine miscelate. Versate l’olio, il pizzico di sale e cominciate a versare lentamente l’acqua, incorporando la farina con una forchetta. Attenzione al sale. Non esagerate perché questo indurisce la pasta.
Quando la pasta comincerà a stare insieme, cominciate ad impastare con energia utilizzando il palmo delle mani vicino ai polsi. Se necessario, aggiungete acqua o farina.
Piegate la pasta su se stessa come quando impastate la pasta all’uovo e non stirate mai troppo l’impasto per non sfibrarlo.
“Massaggiate” con energia per almeno 10 minuti. Ricordatevi che la vostra “palla” di pasta è una cosa viva, dovete volerle bene.
Dovrete ottenere una pasta liscia, vellutata e abbastanza morbida.
Fate riposare una mezz’ora avvolta nella pellicola.
Quando la pasta è pronta, tagliatene un pezzetto e fatene una pallina, quindi sulla spianatoia stendetela con il matterello ad uno spessore di 1 cm. Con un tagliapasta o un coltello affilato, tagliate tante striscioline larghe c.ca 1 cm e coprite il resto della pasta con la pellicola affinché non si secchi.
Cominciate a "filare" i pici, rollando la pasta con il palmo delle mani e contemporaneamente stirandola verso l'esterno.
Quando si tirano pici molto lunghi, la tecnica è quella di tirarli da un lato tenendo l'altra estremità con il palmo e piano piano allungandoli fino ad esaurire la pasta. Una volta tirato il vostro picio, fatelo rotolare nella farina di semola o di fioretto affinché non si appiccichi agli altri. Una pasta morbida e riposata si tira con estrema facilità.
Alcune Note importanti mentre preparate i vostri pici:
1. Non vi si chiede di tirare pici lunghissimi. Onestamente lo fanno in pochissimi e alla fine la lunghezza non influisce sul sapore. Quindi non vi preoccupate di questo.
2. Ricordate che la pasta cresce nella cottura. Il picio non deve essere troppo grosso altrimenti vi troverete con una pasta grossolana. La dimensione corretta è più o meno quella del bucatino.
3. Il picio non è perfetto! Non deve esserlo.
La sua bellezza deriva da bozze, schiacciature, diametro irregolare.
Insomma, si deve sentire la mano della donna che li ha tirati. Inoltre, se vi si rompono mentre li fate, pace! Avrete dei pici cortini. Si mangia tutto! Non state a preoccuparvi del loro aspetto. Il picio è un canto all'imperfezione!
4. Ricordatevi di spolverare i vostri pici con farina di semola o fioretto una volta fatti. Smuoveteli ogni tanto nella farina per fargli asciugare e non appiccicarsi. E scuoteteli con delicatezza prima di immergerli in acqua.
5. Il picio è una pasta povera e di terra.
Contrariamente a quello Emiliano, il ragù Toscano non è molto rosso e risulta decisamente più "tirato".
Adesso fate bollire abbondante acqua salata, versate i vostri pici, che dovranno cuocere circa 5 minuti (quando saliranno a galla e riprenderà il bollore, saranno pronti), assaggiate e scolate.